stato – Æolia http://blog.aeolia.com Ristorante in Costozza Sun, 25 Sep 2016 22:02:47 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 https://i0.wp.com/blog.aeolia.com/wp-content/uploads/2015/10/cropped-logo-aeolia-color.gif?fit=32%2C32 stato – Æolia http://blog.aeolia.com 32 32 181766824 23 Settembre 2016 LA TAVOLA ROTONDA, http://blog.aeolia.com/23-settembre-2016-la-tavola-rotonda/ http://blog.aeolia.com/23-settembre-2016-la-tavola-rotonda/#respond Sun, 25 Sep 2016 22:02:11 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=6109 23 Settembre 2016 La Tavola Rotonda

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Dopo 2 giorni, aspettando la fine del weekend…. ancora un giorno e poi martedì riposo….

La Cena alla Rotonda è stato un grande successo, anche se ovviamente non stà a me a dirlo. Certo la parte del leone lo fa lo location, unica e grande testimonianza di un architettura che è stata esportata e ‘copiata’ in tutto il mondo.

Un grande grazie allo staff dietro le quinte e ai camerieri , che hanno camminato e camminato per portare cibi e bevande ai nostri ospiti. Grazie all’organizzazione dell’Associazione Artigiani, che ha saputo abilmente confluire in un grande evento più comparti, i panificatori, i pasticceri, i distillatori e ovviamente noi i ristoratori. Un grazie a Massimo dei Colli Berici, che è riuscito a trasportare tutto fin sopra la collina e a Enzo ‘Penacio’, direttore burbero che ‘con se far par dire’ ci ha dato l’incipit su più cose, necessari per portare a termine tutto con successo. Grazie al Conte che, bontà sua…  ha messo a disposizione ‘La Rotonda’, ma sopratutto grazie a Valentino, che mi ha fatto partecipare a questa bella kermesse.

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Collegio Cocorum… Finalmente 22 Febbraio 2016 http://blog.aeolia.com/collegio-cocorum-finalmente-22-febbraio-2016/ http://blog.aeolia.com/collegio-cocorum-finalmente-22-febbraio-2016/#respond Fri, 26 Feb 2016 01:52:17 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=5839 diploma_resize
Il “Collegium Cocorum” è per i cuochi la più ambita onorificenza italiana. Essa è conferita dalla F.I.C.,Federazione Italiana Cuochi, ai cuochi professionisti che hanno lavorato, con dignità, passione, capacità e prestigio, per almeno 25 anni ai fornelli, onorando la cucina italiana e la grande famiglia delle “berrette bianche”. I cuochi insigniti dal “Collegium Cocorum” ricevono l’ambito riconoscimento durante una cerimonia particolare e sono riconoscibili dal collare rosso con medaglione del “Cocorum”. Per uno chef si tratta di un traguardo che definire ambito è riduttivo. Portare le insegne del “Collegium Cocorum” è motivo di vanto ed orgoglio. Il socio della F.I.C. deve essere segnalato dalla associazione di appartenenza. Il riconoscimento viene consegnato, a cura della F.I.C., ogni 2 anni e la consegna avviene durante un evento esclusivo nell’ambito delle manifestazioni della Federazione Italiana Cuochi.

A me ea stato conferito l’anno scorso…. ma ero fuori sede… e ho dovuto aspettare la prima occasione. che è stata la consueta cena della Federazione Italiana Cuochi, con tutti (o quasi) gli associati di Vicenza. Il 22 Febbraio presso il Ristorante Da Remo.

Devo dire che ero molto emozionato e fiero di ricevere questo riconoscimento. Ringrazio la mia famiglia che mi supporta e sopporta, Maria (TAS), e i mie colleghi. e le centinaia di persone che hanno manisfestato icon il loro Like questo mio personale evento.cocorum4_resize
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Va in Australia a promuovere la cucina veneta (da il giornale di Vicenza del 8 dicembre 2015) http://blog.aeolia.com/va-in-australia-a-promuovere-la-cucina-veneta-da-il-giornale-di-vicenza-del-8-dicembre-2015/ http://blog.aeolia.com/va-in-australia-a-promuovere-la-cucina-veneta-da-il-giornale-di-vicenza-del-8-dicembre-2015/#comments Tue, 08 Dec 2015 12:49:52 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=5617  

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Va in Australia
a promuovere
la cucina veneta

Un anno in Australia come maestro di cucina veneta. Una splendida avventura di vita e di lavoro per Luca Chemello, chef e titolare del ristorante Aeolia di Costozza. Dall’estate 2014 al 2015 passati al Veneto club di Buleen, città satellite di Melburne, composta per il 25% da italiani, metà di origine veneta. «Il circolo è una mega struttura che dà lavoro a un centinaio di persone – sottolinea Luca Chemello – Dentro c’è anche un casinò i cui guadagni vanno parte in beneficenza e parte al mantenimento delle strutture del club. Un primo contatto con il circolo dei veneti c’era stato nel 2013. Tre settimane con mio cugino Antonio Chemello di Sandrigo per il festival del baccalà». Poi dal Club è arrivata la richiesta di un cuoco esperto di cucina veneta (olio, vino, formaggi, asiago, grana, baccalà) in grado di parlare un buon inglese.A.M.

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il Niño e il 2015 potrebbe diventare l’anno più caldo di sempre (ma non all’Æolia) http://blog.aeolia.com/il-nino-e-il-2015-potrebbe-diventare-lanno-piu-caldo-di-sempre-ma-non-allaeolia/ http://blog.aeolia.com/il-nino-e-il-2015-potrebbe-diventare-lanno-piu-caldo-di-sempre-ma-non-allaeolia/#respond Fri, 12 Jun 2015 00:16:08 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=4487 Dopo 5 anni torna il Niño, e già i giornali e i siti web decretano il 2015 come l’anno più caldo di sempre ma….

da http://wikimapia.org/27298508/it/Villa-Aeolia

Nel 1592 Galileo Galilei incominciò a insegnare matematica all’università di Padova. Nell’estate del 1593 contrasse una cattiva forma di artrite a Costozza, in provincia di Vicenza, quando era ospite del conte Camillo Trento. L’illustre scienziato si era addormentato su un rosone dei “ventidotti” della famosa villa Aeolia di Costozza contraendone una trista malattia che lo accompagnò per tutta la vita.
Bisogna sapere che attorno a Costozza si trovano 6 ville costruite in varie epoche a partire dal 1550, ville che sfruttano tutte lo stesso sistema di raffreddamento. I locali interni degli edifici sono collegati a cavità e condotti sotterranei, naturali e in parte artificiali, chiamati covoli o grotte che forniscono d’estate l’aria fredda necessaria a climatizzare l’ambiente. Queste grotte si trovano nelle vicine colline e sono anche sfruttate per la coltivazione dei funghi. I ventidotti o canali di ventilazione collegano le grotte alle ville di Costozza. Sono lunghi fino a qualche centinaio di metri e vanno a sboccare nelle cantine. La temperatura dell’aria nei covoli si aggira intorno ai 11-12 gradi centigradi durante tutto l’anno. Dai ventidotti l’aria fresca penetra nei locali d’abitazione attraverso rosoni di marmo traforato, posti nei pavimenti. Attraverso queste condutture l’aria degli edifici si rinfresca di una decina di gradi (temperatura interna – per esempio – di circa 16 gradi in contrapposizione a una esterna superiore ai 30). Anche il Palladio nei suoi libri di architettura parla di questi ventidotti e li paragona, riprendendo un’immagine mitologica eolica, al “carcere dei venti”. Galileo, in parole povere, si era addormentato su un rosone di uno di questi ventidotti della villa Aeolia contraendone una fastidiosa forma di artrite, diventata inguaribile.

e ancora

da http://www.solarenergysunrise.com/2012/10/le-ville-di-costozza.html

 

ÆOLUS HIC CLAUSO VENTORUM CARCERE REGNAT ÆOLIA:
“Eolo (re del vento) è rinchiuso in questo carcere e vi regna”. Infatti, se si apre la porta principale della cantina, il vento si sprigiona…
A una decina di km a sud di Vicenza, in una calda giornata estiva, si può approfittare dell’occasione per visitare un paesino tutto ville antiche e giardini, Costozza, al riparo di una falesia dei monti Berici, piena di grotte: i covoli.
Il pranzo lo si potrà gustare in un bel ristorante, celebre per il suo sistema d’aria condizionata naturale, che condivide con le ville vicine. E’ la Taverna di Eolo, nei locali che facevano parte della residenza più importante di cui è rimasta una sala affrescata qualche secolo fa, quando già era in uso l’ingegnoso sistema, ancora attuale. Infatti, le cantine sotto il centro storico sono piene di cunicoli e piccole stanze che tutto l’anno mantengono la temperatura abituale sotto terra: in genere dai 10 ai 18 gradi centigradi, qui intorno ai 10.
D’estate basta aprire le porte e le prese d’aria dei covoli per avere un delizioso refrigerio a costo nullo per l’ambiente e per i proprietari.

 

Le sei ville costruite in varie epoche a partire dal 1500, sulle pendici dei monti Berici, sfruttano lo stesso sistema di raffreddamento degli antichi edifici iraniani, con condotti di ventilazione, collegati a cavità sotterranee, di cui abbiamo accennato in un post precedente.
I covoli sono in diretta comunicazione con l’esterno attraverso numerose aperture situate a quote diverse tra loro. Pertanto, soprattutto nei periodi in cui la temperatura dell’aria esterna è maggiore di quella dell’aria interna, si innesca un moto convettivo di circolazione dell’aria per cui quella calda, che entra nei covoli dall’apertura in alto, riesce definitivamente ad uscire raffrescata dalle aperture situate in una posizione più bassa, circolando naturalmente.

 

Con la finalità di sfruttare in modo appropriato tale fenomeno naturale di raffrescamento delle ville di Costozza, queste ultime sono state collegate direttamente alle parti inferiori dei covoli attraverso una serie di cunicoli sotterranei appositamente scavati, comunemente chiamati “ventidotti”, della lunghezza di qualche centinaio di metri. Questi ventidotti arrivano fino alle cantine delle ville e successivamente da queste l’aria fresca penetra nei locali che si trovano nella parte più alta dell’abitazione attraverso rosoni di pietra o di marmo traforato localizzati nei pavimenti dei locali del piano terra. Se il rosone resta chiuso, durante una giornata del mese di luglio in cui la temperatura esterna può arrivare fino a 29° C, la temperatura in una stanza del piano terra può essere compresa tra i 20,5° C ed i 21,5° C.
Al contrario con il rosone aperto la temperatura in un ambiente della villa si abbassa fino a raggiungere la temperatura di 16° C, quando esternamente si arriva normalmente a 33° C.
Le ville di Costozza erano così celebri che ne parlò anche il Palladio, nel primo dei suoi “Quattro libri dell’Architettura”.

 

Tra gli ospiti illustri che hanno soggiornato all’Æolia ricordiamo: Galileo Galileiastronomo, Andrea Palladio architetto, che nei suoi trattati parla appunto dell’ingegnoso sistema di condizionamento dell’aria, il Mantegna, pittore, e Orazio Marinali, scultore.
e
ancora

Il Rinascimento – Le ville di Costozza

Le ville di Costozza

Dal punto di vista dell’architettura climatica, sono molto interessanti le ville di Costozza, anch’esse in Veneto, dove veniva sfruttato il vento che passa per delle grotte allo scopo di rinfrescare gli ambienti in estate.

A Costozza, frazione del Comune di Longare (VI), nei colli Berici, sulla proprietà dei Trenti, una nobile famiglia di Vicenza, c’erano delle grotte e delle gallerie sotterranee, dette “covoli”, scavate in antichità per estrarne delle pietre. Nei covoli, che comunicano tramite varie aperture con l’esterno, la temperatura dell’aria rimane pressoché constante, intorno ai 10-12°C durante tutto l’anno (1). Quando i proprietari, nel Seicento, costruirono le loro ville su questo terreno, ebbero l’idea di sfruttare l’aria delle grotte per rinfrescarne gli ambienti interni. Collegando i sotterranei dei fabbricati con i cunicoli, i cosiddetti “ventidotti”, alle grotte e, all’interno delle ville, realizzarono un sistema di bocchette che consentivano la regolazione del flusso d’aria. Ancora oggi l’aria fresca penetra nei sotterranei, e, attraverso le bocchette, raggiunge i piani superiori.

 

Ville di Costozza – Planimetria generale

(Leggenda: 1 Villa Eolia, 2 Villa Trento, 3 Casa dei buoni fanciulli, 4 Villa da Schio, 5 Villa Cà Molina, 6 Villino Garzadori, 7 Ingresso al covolo dei venti,

A Covolo dei venti, B Grotta del Marinali, C Covoletti di villa Trento

 

Come si sa, nelle grotte, nei cunicoli e nei locali sotterranei, l’aria ha una temperatura quasi costante per tutto l’anno, pertanto, questi luoghi, in estate li percepiamo freschissimi. In antichità, molte grotte erano usate per tenere freschi viveri e acqua, e, in alcuni casi, anche per refrigerare  le case. Il problema che si poneva era: come convogliare l’aria fresca anche dentro la casa? Nelle ville di Costozza ci si è riusciti grazie ad alcune particolari circostanze.

 

 

Ville di Costozza – Sistema delle grotte

Il flusso d’aria nelle grotte è generato dalla differenza di temperatura e di pressione. Nei periodi in cui la temperatura dell’aria esterna è superiore a quella dell’aria interna, si sviluppa un flusso d’aria per cui, quella calda, che entra nei covoli dall’apertura  in alto, ne esce, raffreddata, dalle aperture più basse. Il movimento è quindi discendente in estate, ed è ascendente in inverno, quando la temperatura dell’aria esterna è minore di quella interna.

 

Ville di Costozza – Sistema delle grotte

 

Andrea Palladio, meravigliato da questo sistema, lo descrive nel primo dei suoi Quattro Libri dell’Architettura, quando parla dei camini, con le seguenti parole (2):

De’ camini usavano gli antichi di scaldare  le loro stanze in questo modo. Facevano in camini nel mezzo con colonne, o modiglioni, che toglievano suso gli architravi sopra i quali era la piramide del camino, d’onde usciva il fumo, come se ne vedeva uno a Baia appresso la piscina di Nerone; & uno non molto lontano da Civita Vecchia. E quando non vi volevano camini, facevano nella grossezza del muro alcune canne, o trombe, per le quali il calor del fuoco, ch’era sotto quelle stanze saliva & usciva per certi spiragli, o bocche, fatte nella sommità di quelle canne. Quasi nell’istesso modo i Trenti, gentiluomini vicentini, a Costozza, lor villa rinfrescano l’estate le stanze: perciocché  essendo nei monti di detta villa, alcune cave grandissime, che gli abitatori di quei luoghi chiamano covoli, & erano anticamente petraie, della quali credo intenda Vitruvio, quando nel secondo libro, ove tratta le pietre, dice, che nella Marca Trivigiana si cava una sorte di pietra, che si taglia con la sega, come il legno. Nelle quali nascono alcuni venti freschissimi, questi gentiluomini per certi volti sotterranei, ch’essi dimandano ventidotti; gli conducono alle loro case, e con canne simili alle sopraddette conducono poi quel vento fresco per tutte le stanze, otturandole e aprendole a lor piacere per pigliare più e manco fresco secondo le stagioni. E benché per questa grandissima comodità sia questo luogo meraviglioso; nondimeno molto più degno di essere goduto & visto lo rende il carcere de’ venti che è una stanza sotterra fatta dall’eccellentissimo signor Francesco Trento & da lui chiamata EOLIA: ove molti di detti ventidotti sboccano: nella quale per fare che sia ornata e bella e conforme al nome, egli ha sparagnato né a diligenza, né a spesa alcuna”.

per finire http://www.fotovoltaicosulweb.it/guida/un-impianto-di-condizionamento-ante-litteram-i-ventidotti-di-costozza.html

UN IMPIANTO DI CONDIZIONAMENTO ANTE LITTERAM. I VENTIDOTTI DI COSTOZZA

Antesignano degli impianti di ventilazione e condizionamento. I ventidotti cinquecenteschi di Costozza sfruttano l’aria fresca proveniente dalle grotte circostanti per rinfrescare le stanze delle ville nobiliari. Ecco come.

Autore

Dott.ssa Serena Casu

Nelle nostre case, così come negli edifici pubblici e privati, siamo ormai abituati a contrastare il caldo estivo con sistemi di aria condizionata più o meno sofisticati. I più attenti alle problematiche ambientali e alla salvaguardia delle risorse si affidano alle più complesse progettazioni bioclimatiche degli edifici. Nulla di tutto ciò era però conosciuto nel XVI secolo. Eppure risale a quest’epoca la realizzazione di un impianto per il raffrescamento dell’aria delle ville nobiliari di Costozza, frazione del comune di Longare (Vicenza), nella quale ancora oggi può essere ammirato questo antesignano dei moderni sistemi di condizionamento dell’aria.

Un ingegnoso sistema di ventilazione,
dal Cinquecento, è ancora in funzione:
attraverso canne sotterranee e silenti,
l’aria dei covoli soffia dai pavimenti.

Le auliche sale, in tutte le stagioni abitate:
d’estate con l’aria frizzante rinfrescate,
mentre temperate sono nel rigido inverno,
dove nell’abitare si respira un clima eterno
.[1]

Sono due strofe di una delle poesie scritte da Bruno Maistro, insegnante di Costozza, in una sua raccolta di versi dedicati alla storia della località vicentina. L’ingegnoso sistema di ventilazione che consentiva di mantenere un clima eternonelle sale interessate da questo impianto è composto dai cosiddetti ventidotti. Si tratta di una serie di cunicoli sotterranei che collegano le ville nobiliari alle grotte del circondario, attraverso i quali l’aria a temperatura costante proveniente dalle grotte viene convogliata per convenzione naturale alle sale dei palazzi nobiliari, consentendo dirinfrescare naturalmente le sale in estate, e di mitigarne le rigide temperature in inverno. L’aria proveniente dalle grotte, infatti, mantiene tutto l’anno una temperatura pressoché costante tra i 10 e i 12°.

Una delle griglie in pietra per la fuoriuscita dell'aria proveniente dai ventidotti

(Una delle griglie in pietra per la fuoriuscita dell’aria proveniente dai ventidotti. Fonte immagine)

Tra i principali artefici di questo affascinante impianto di condizionamento ante litteram c’è il conte Francesco Trento, discendente dell’importante famiglia Morlini stabilitasi da Trento a Costozza negli anni Venti del Quattrocento, il quale nella seconda metà del Cinquecento fa collegare le sale delle sue proprietà alle viscere dei monti vicini, realizzando questo imponente sistema di raffrescamento che avrebbe destato non poca meraviglia tra i suoi numerosi ospiti. Sembra, infatti, che il conte amasse circondarsi di scienziati e letterati, i quali trascorrevano lunghi soggiorni estivi ospiti delle sue dimore.

A lui si deve, tra l’altro, la costruzione di un edificio ancora esistente, Villa Eolia, attualmente un ristorante, all’interno della quale con molta probabilità si svolgevano le riunioni tra il conte e i suoi eruditi ospiti. La sala dove si riuniva quella che è stata definita l’Accademia Eolica, era rinfrescata dall’aria proveniente dal criptoportico sottostante, non a caso chiamato “Carcere dei Venti“, nel quale terminava il reticolo di ventidotti provenienti dalle vicine grotte. Dal criptoportico l’aria penetrava nella sala principale attraverso una griglia traforata in pietra.

Villa Eolia

(La cantina dell’attuale ristorante Villa Eolia. Si noti in alto la griglia per il passaggio dell’aria. Fonte Immagine)

La leggenda narra che tra gli ospiti dell’Accademia vi fosse anche Galileo Galilei, il quale si sarebbe ammalato di reumatismi proprio a Costozza, a causa dell’esposizione prolungata all’aria fredda proveniente dai ventidotti. Non vi sono notizie certe sulle cause della malattia dell’illustre scienziato, ma sappiamo che questo affascinante sistema di ventilazione non mancava di stupire chiunque visitasse questo edificio o le altre ville della zona collegate alle grotte. Basti pensare che dei ventidotti di Costozza ha parlato anche il Palladio, nel primo dei suoi Quattro libri dell’Architettura. Ecco cosa scriveva il celebre architetto nel 1570, al capitolo XXVII del primo dei suoi libri, a proposito di questo ingegnoso sistema di ventilazione:

Quasi nell’istesso modo i Trenti, Gentiluomini Vicentini, a Costoza lor Villa rinfrescano l’Estate le stanze: perciocché essendo nei monti di detta Villa, alcune cave grandissime, che gli abitatori di quei luoghi chiamano covali, ed erano anticamente Petraie, delle quali credo che intenda Vitruvio, quando nel secondo libro, ove tratta delle pietre, dice, che nella Marca Trivigiana si cava una sorte di pietra, che si taglia con la sega, come il legno, Nelle quali nascono alcuni venti freschissimi; questi Gentiluomini per certi volti sotterranei, ch’essi dimandano Ventidotti, gli conducono alle loro case e con canne simili alle sopradette conducono poi quel vento fresco per tutte le stanze, otturandole, ed aprendole a lor piacere per pigliare più e manco fresco, secondo le stagioni. E benché per questa grandissima comodità sia questo luogo maraviglioso; nondimeno molto più degno di esser goduto e visto lo rende il carcere de’ Venti, che è una stanza sotterra fatta dall’Eccellentissimo Signor Francesco Trento e da lui chiamata EOLIA: ove molti di detti Ventidotti sboccano: nella quale per fare che sia ornata e bella e conforme al nome egli non ha sparagnato né a diligenza, né a spesa alcuna.[2]

[1] Bruno Maistro, Custodia (Costozza), Longare, 2009. Le strofe sono tratte dalla poesia dedicata a Villa Trento-Carli
[2] Qui il capitolo completo

Per saperne di più si consiglia la lettura di:

-Alessandro Bevilacqua, Ricerche e notizie per una storia artistica di Costozza, Longare e Lumignano, in E.Reato (a cura di), Costozza. Territorio immagini e civiltà nella storia della Riviera Berica Superiore, Stocchiero Editrice, Vicenza, 1984, pp. 869-966
-Giuseppe Barbieri, Il vento e la legge. Francesco Trento e il circolo di Villa Eolia, in Studi Veneziani, VII, 1983, pp. 81-142
Guida di Longare, Costozza e Lumignano, 1997

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ricette-antipasti-Poenta e Scopeton (Polenta e Aringa) http://blog.aeolia.com/poenta-e-sopeton-polenta-e-aringa/ http://blog.aeolia.com/poenta-e-sopeton-polenta-e-aringa/#respond Thu, 23 Jan 2014 22:40:02 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=3864 Vai a Tutte le Ricette dell’Æolia

In menù come tradizione a Gennaio abbiamo ‘poenta e scopeton’ quest’anno anche con un po di ‘renga’, e interessante notare che malgrado tutti o quasi i veneti lo conoscono , ma non sanno cosa sia. ogni uno dice la sua, origini, storia e preparazione.

Quindi oggi mi sono messo un po’ alla ricerca e ho trovato un articolo interessante su Vicenza News questa notizia

Certe cose le sapevo, ma altre mi erano totalmente sconosciute, un plauso ai ricercatori e buon scopeton a tutti!

(notizie tratte da un libretto della pro loco di S. Vito di Leguzzano)

EI sardeon o scopeton (Sardina pilchardus) deve ai Veneti l’onore di possedere un nome proprio. In italiano tale nome non ce l’ha, a meno che non lo si voglia chiamare sardina del Nord Atlantico.

Nella cucina povera dei Veneti di terraferma, assieme a renga (Aringa Clupea harengus) e bacalà(stoccafisso Gadus morrhua) costituiva il cibo che accompagnava frequentemente la polenta sia “calda” che “brustolà”.

Nel Vicentino, scopeton e renga sono spesso stati oggetto di grande confusione, spesso sono stati scambiati l’uno per l’altra, grazie anche al trattamento di salatura ed affumicatura che li rende alquanto simili.
È comune credenza addirittura che l’uno sia il maschio dell’ altra.

Citiamo in proposito una nota rilevata a pag. 317 del libro del prof. Terenzio Sartore di Marano Vicentino “Civiltà rurale di una valle veneta la Val Leogra : – la differenza fra renga e scopeton non è mai stata conosciuta nella nostra terra, ne l’abbiamo trovata precisata in alcun vocabolario dialettale o in altra opera di carattere locale. Lo scopeton è stato ed è creduto comunemente il maschio della renga, nonostante sia ben più piccolo. Apparirà strano a molti sapere, come è apparso inaspettato per noi trovare, dopo laboriose indagini, che gli scopetoni sono le comuni sardelle atlantiche, scelte tra le più grosse, salate e conservate come le aringhe e che sono in genere importate con il nome di English pilchard, dai Paesi che si affacciano sul Mare del Nord. Le renghe, da parte loro, si distinguono in renghe da late (le più tenere) e renghe da uvi (quelle con le uova).”

Anche se per ragioni di approvvigionamento (e per difficoltà di distinguerne il sapore) spesso si spacciano le renghe, opportunamente ripulite delle uova, per scopettoni: lo scambio non è ammissibile.

Con il nome salacca o saracca, infine, si definivano i pesci della famiglia dei Clupeidi, a cui appartiene la renga, famiglia di pesci di scarso pregio e, per lo più, conservati sotto sale ed affumicati.

Renga e scopeton, non essendo pesci che si conservano a lungo, fin dal XII° secolo vengono essiccati con sale ed affumicati, dopo essere stati sventrati e, talvolta, decapitati. Ci sono anche altri metodi di conservazione più recenti, compresa la surgelazione, ma noi ci occuperemo di quelli affumicati, così ricchi di sapore e di storia della nostra gente.

Il Paese di maggior produzione è, come per il bacalà, la Norvegia, dalla quale si riforniscono i maggiori Grossisti e Distributori italiani.

Polenta e Sardeon

Quante volte abbiamo sentito raccontare dai nostri vecchi … “ai me tempi… quatro fete de polenta brustolà e un sardeon pica via in meso o sora la tola… ma solo pociare! Parchè, finìa la polenta, la mama fasea sparire el sardeon che, co’ na scaldadina e do giosse de oio, el giovava ancora. E vanti cussì più che se podèa…

La ricetta antica è quanto di più francescano si possa immaginare e mette in chiara evidenza l’estrema semplicità dell’ambiente in cui veniva usualmente preparata.

El sardeon va ripulito delle pinne e delle squame il più possibile e posto sulla griglia, a brace non troppo forte. Dopo la cottura, va sventrato e liberato della lisca, diviso in filetti, messo in un piatto fondo o in una casseruola (e, secondo alcuni, cosparso di prezzemolo tritato). Quindi va condito con olio d’oliva abbondante e lasciato per qualche ora (anche per qualche giorno) a riposare, per ammorbidirsi ed insaporire l’olio. Sarà infine servito con polenta brustolà (per consentire di “pociare”).

Nelle moderne ricette ci si sbizzarrisce con non poche “variazioni sul tema”. Per ammorbidire il pesce secco e per alleggerirne la salatura, prima di passarlo sulla griglia, c’è chi lo mette a bagno in acqua fredda, chi lo immerge per 5-7 minuti in acqua bollente e chi addirittura lo lascia immerso nel latte per un’intera notte. E’ certo però che un tempo, data la penuria del sale da cucina, i nostri vecchi si guardavano bene dall’alleggerirne la salatura con bagni d’acqua!

Ricetta: Polenta e scopeton

Ingredienti: dose per 4 persone, 2 aringhe salate o affumicate Olio d’oliva, Polenta.

Si tratta di uno dei piatti più amati dai vicentini, soprattutto da quelli che hanno sofferto la triste esperienza della guerra. Davanti ai loro occhi rimane sempre la renga appesa alla trave del soffitto, una specie di miraggio inaccessibile. Una volta tolta la renga dalla trave era festa grande in famiglia e ci si riuniva tutti attorno al tavolo con le fette di polenta calda in mano pronti per l’assalto contemporaneo al piccolo e sempre poco pesce che sarebbe arrivato dal focolare con il suo abbondante pocio. Ora i tempi sono cambiato, ma vi è più di un vicentino che di tanto in tanto ama rivivere quell’assalto alla renga armato di polenta. Si tratta quindi di un piatto che, anche se caduto in disuso, è sempre piacevole e stimolante nella sua semplicità.

Squamate le aringhe con un coltellino affìlato, mondatele, lavatele e ungetele di olio usando una penna di gallina, quindi fatele cuocere sulla griglia (gradela) posta sulla brace di legna, ungendole sovente con dell’altro olio. Una volta pronte diliscatele, apritele a metà ed irroratele con abbondante olio, lasciandole riposare per un paio d’ore. Servitele poi con polenta calda. Oltre all’olio alcuni usano cospargere el scopeton con della cipolla fresca tagliata a fettine finissime. Altri cuociono le renghe, una volta unte d’olio e avvolte in robusta carta oleata, mettendole sotto la cenere calda del camino. Un ultimo sistema è quello di far bollire la renga per 5 minuti, prima di pennellarla di olio e cuocerla sulla griglia. Il pregio di questo pesce aumenta comunque dopo una prolungata permanenza nell’olio che si impregna del suo sapore e che forma il famoso pocio di cui va matta la polenta.

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Desinar per Costozza 2013, Un Lustro di De.Co. Arrivano le prime foto (bagnate) http://blog.aeolia.com/desinar-per-costozza-2013-un-lustro-di-de-co-arrivano-le-prime-foto-bagnate/ http://blog.aeolia.com/desinar-per-costozza-2013-un-lustro-di-de-co-arrivano-le-prime-foto-bagnate/#comments Fri, 07 Jun 2013 23:15:08 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=3424 Certo il tempo non ci è stato d’aiuto, ma la serata era partita alla grande con l’aperitivo in Villa da Schio e la preparazione delle tavole in piazza , per l’occasione con il vestito della festa. Purtroppo un acquazzone improvviso alla 20.30 ha rovinato l’evento, presa in mano la situazione tutti d’accordo abbiamo trasformato l’Æolia, e in meno di 10 minuti tutti quelli che si erano rifugiati sotto il portico hanno potuto degustare tutto quello che era stato preparato, certo non serviti e riveriti e con lo spettacolo, ma in piedi e  aiutandosi con tavoli e sedie e portando i piatti a chi era seduto vicino.

Il Giorno dopo abbiamo ricevuto telefonate complimenti da molte persone, certo qualcuno non sarà stato soddisfatto ma la prossima volta andrà meglio! Dopotutto una volta su 5 è un ottima media, magari riuscire ad averla sempre !

Questo uno stralcio dell’email arrivata a tutti noi da parte di Valentino Varotto dell’Associazione ARtigiani che riassume lo spirito dell’iniziativa e della serata

Egregi,

desidero inviarvi i miei sinceri complimenti per come è andata la serata, nonostante il tempo avverso.

Personalmente, per tutta la serata mi sono arrovellato chiedendomi cos’altro potevamo fare: ma reputo che la scelta di fare ugualmente la cena, all’interno del ristorante, sia stata azzeccata e saggia. Non potevamo minimamente prevedere che pioveva esattamente alle 20.30 (contrariamente a tutte le previsioni meteo) e quindi a  quel punto non era possibile attuare qualunque piano di riserva (ovvero mandare tutti a casa convertendo il biglietto con una cena a scelta nei vostri ristoranti).

Guardo perciò i lati positivi, indubbiamente molti e inaspettati:

–          La gente ha capito e apprezzato, soprattutto lo sforzo e il disagio creatosi per un evento che poteva essere coi fiocchi, svolto in altro modo.

–          Magari abbiamo lasciato la voglia di tornare ad apprezzare l’anno prossimo un evento “come deve effettivamente essere”

–          Abbiamo fatto buon viso a cattivo gioco: mai avere paura (Luca lo dice sempre)

–          Pur nell’improvvisazione del momento, si è creato un positivo gioco di squadra tra di voi: onore al merito

–          Abbiamo creato un clima “d’altri tempi” in ristorante: certo non era più una cena di gala, ma paradossalmente si sono rotti gli schemi e la gente è entrata più in contatto tra loro

Sono sicuro che ci sarebbero molte altre cose da aggiungere, anche critiche che devono essere costruttive. Ma intanto rimettiamoci già in moto, già fervono idee per l’evento dell’anno prossimo.

Detto infine un grazie ad ognuno di voi per l’impegno e l’entusiasmo dedicati, desidero però fare un grande complimento a Luca e il suo staff: per il suo ottimismo, per la sua dedizione e per la passione e tempo che ha dedicato a questo evento. Riassumendo con un detto: “Il mondo di domani appartiene a coloro che già oggi se lo immaginano”.

 

Ci risentiremo presto — , intanto ancora complimenti!

Queste alcune foto arrivate, se ne avete altre sarei ben lieto di pubblicarle… Grazie

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Luca

 

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Aeolia News anno VII numero 118 http://blog.aeolia.com/aeolia-news-anno-vii-numero-118/ http://blog.aeolia.com/aeolia-news-anno-vii-numero-118/#respond Thu, 07 Feb 2013 20:33:36 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=3215  

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Æolia News

anno VII numero 118

Febbraio 2013

Ristorante
Æolia

Piazza Da Schio 1

Costozza di Longare Vicenza

0444555036

Chiuso il Martedì

 

e il sito dell’Æolia, superato il quarto di milione di Visite! (in questo momentocounter)

La guida MICHELIN Italia 2013 I BIB Gourmand del Veneto – Æolia. confermata anche quest’anno…..

Æventi del Mese

Scarpetta Scarpetta Cerimonie
La Cena di S.Valentino
La Cena dele Lumache
Æventi della Settimana

 

La storia dell ÆoliaGli Æventi 2013

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I
Piatti di questo mese

Puntuali come sempre ecco i piatti che DOVETE venire a provare

che non abbiamo mai fatto,se non li provate questo mese chissà se ne ripresenterà
l’occasione per riproporli

diventa sempre più difficile trovare non il piatto nuovo, ma quale togliere!

Noi cerchiamo come sempre di accontentarVi tutti!

Croissant con Quark & Gran Crudo di Montagnana

Le Tigelle con Blu di Montegalda

Flan di Porcini, Pancetta & Radicchio

Pane al Rosmarino con Patè di Raperonzoli & Speck Trentino

Torta di Pane con Scarola & Sopressa delle Valli

Bigoli Veneti con Ragù di Guanciale

Cavatelli ai Friarielli

Spaghetti di Mais con Filetto di Gallinella & Sedano Rapa

Gnocchi al Cucchiaio di Zucca, Ricotta al Burro di Topinambur

Cannellone al Broccolo Fiolaro & Ricotta Affumicata

Pho ai Gamberi & Soia

Tartare di Bisonte alle Olive Taggiasche & Senape Antica

Lombata di Angus (Irlanda) Grigliato alla Salsa di Olive con Patate al Balsamico

Ossobuco al Forno con Carciofi & Polenta di Maranello

Bianco di Pollo al Curry & Fior di Sale con Patate al Timo

Filetto di Salmone (Norvegia) ai Pomodorini in Cartoccio

 

Togliti La
Voglia, Vieni all’Æolia

E ancora La Cucina dell’Æolia a Casa

Tutti i Nostri Piatti Ora Anche Da Portare a Casa sempre con nuove
proposte

con la nostra tradizionale cucina leggera e attuale per ogni vostra esigenza

E per chi propio non riesce a fare a meno di noi…..

l’Æolia a Casa Tua!

da 4 a 680, pensiamo noi a tutto, e se non hai lo spazio, Ebbene si! pensiamo NOI anche a quello!

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Numero 118

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Con Febbraio inizia la bella stagione, ieri è stato l’esempio lampante che la primavera è alle porte, qualcuno ha chiesto addirittura di mangiare fuori! I soliti temerari….. al sole comunque si stava bene e anche oggi è stata una bella giornata, abbiamo passato tranquillamente i Giorni della merla (ma lo sapete perchè si chiamano così?) ora non ci resta che goderci la buona stagione….

Al telefono l’altro giorno con un Æolialover di vecchia data mi è stato detto che la newsletter non erà ancora arrivata… ma è oggi il primo lunedì, quindi siamo giusti!

Il freddo a Gennaio si è fatto sentire molto, e causa pioggia nei giorni di Martedì mi sono mosso poco ne ho approfittato per riposare e portare a spasso Agnese (che a volte mi rimprovera di stare poco a casa), l’influenza poi non ha riposato e ha mietuto parecchie vittime, amici, conoscenti, Æolialovers e clienti sono stati costretti a passare gioni a casa senza poter vedere i propi cari e addirittura essere impossibilitati di poter andare al ristorante! Ma con la bella stagione potranno recuperare il tempo perduto..Io.. noi li aspettiamo

Noi a Gennaio abbiamo festeggiato in compagnia al tavolo conviviale con La Cena dela Scarpetta, e anche i Ristoratori Arigiani a Villa Godi Malinverni hanno inaugurato la stagione, io non ho potuto essere presente, ma per noi è andata Agnese ed è stata molto contenta, quindi siamo partiti sotto la buona stella

continuano gli Æventi della Settimana ma soprattutto Cuocinando il 7 Febbraio parte il Corso Master

senza dimenticare S.Valentino & La Quarta Cena delle Lumache

Bene lo sapevate che le Cipolle… e invece il Limoncello, e Quali sono le 10 cose (+una) da mangiare in italia ? e i 100 post più letti del 2012 ?

Ora sono quasi le 4 del mattino, preparo la borsa fotografica, e vado a letto, domani mi sveglio presto Venezia e il Carnevale mi aspettano!

PS Scommetto che non sapete la portata settimale di Æolia su FACEBOOK

e Visto che chi si loda si imbroda ecco cosa abbiamo ricevuto sabato 2 febbraio….

Con le gambe sotto la tavola, si fanno i migliori affari, si chiacchera con i parenti , si ascoltano le confessioni degli amici, si scherza e spettegola con i colleghi, ma soprattutto si conquista la persona amata….

non c’è momento migliore del tempo passato a tavola per tutte queste cose.

Noi Vi aspettiamo per dimostrarvelo.

Noi con il 2013 siamo arrivati dopo 3 generazioni 49 anni di attività, ancora uno e arriveremo al giubileo!

alla prossima

Grazie per quello che ci date la possibilità di proporVi ogni mese

 

Luca

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La Cena delle Lumache

Solo a Mezzogiorno

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Se avete perso qualche news …..Æolia
News

Finito di scrivere Martedì, 5 Febbraio, 2013 3:34 Buonanotte!

Luca & Seba del Ristorante Æolia

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Perché i giorni più freddi dell’anno si dicono della “merla”? http://blog.aeolia.com/perche-i-giorni-piu-freddi-dellanno-si-dicono-della-merla/ http://blog.aeolia.com/perche-i-giorni-piu-freddi-dellanno-si-dicono-della-merla/#respond Fri, 01 Feb 2013 23:37:55 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=3171 Grazie a Yahoo Answer che questa volta è stato più esauriente di Wikipedia!

La leggenda dei tre giorni della merla si perde nell’onda del tempo.
Una storiella che ha infinite varianti da posto a posto. Una cosa é però in comune a tutti: la data. I tre ultimi giorni di gennaio, considerati appunto i più freddi nonché una specie di cartina di tornasole, dato che in base a come si presenta il tempo gli esperti sanno trarre indicazioni per come sarà il clima dell’anno
1^ storiella……
Gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31, capitò a Milano un inverno molto rigido. La neve aveva steso un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città. I protagonisti di questa storia sono un merlo, una merla e i loro tre figlioletti…..

Erano venuti in città sul finire dell’estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova. Poi, per l’inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell’anno era particolarmente abbondante.
Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i merlottini intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore.
Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo. Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine.
Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un’eccezione di favola.

2^ storiella……

I tre giorni della merla, il 29, 30 e 31, una tradizione che viene da lontano e che vuole che siano i tre giorni più freddi dell’inverno.

Tanto freddi che una merla, che allora aveva le piume bianche, intirizzita, ma al tempo stesso preoccupata per i suoi figlioletti, non trovò di meglio che andare a posarsi su un camino. Ci stette tre giorni, perché il gelo impediva persino di volare. Poi arrivò fortunatamente febbraio. Pallido fin che si vuole ma il sole riuscì a ridare vita e speranza. Merla e figlioletti poterono stirarsi, riaprire le ali e volare. I tre giorni sul camino però avevano prodotto una profonda trasformazione nel piumaggio, divenuto nero per la fuliggine, nero senza rimedio.
Da allora i merli nacquero tutti neri.

3^ storiella……

I tre giorni della merla sono considerati i giorni più freddi dell’anno.
Se sono freddi, la Primavera sarà bella, se sono caldi la Primavera arriverà tardi….

Una volta i merli erano bianchi.
Un giorno per il troppo freddo uno entrò in un camino per scaldarsi e ne uscì dopo tre giorni tutto nero per la fuliggine.Due merli dalle candide piume, maschio e femmina , si ripararono per il freddo in un camino. Non avendo nulla da mangiare il maschio decise di uscire per cercare qualcosa. Dopo tre giorni tornò e trovando un uccello nero come il carbone, non riconobbe la sua merla e tornò indietro per cercarla. La merla, annerita per la fuliggine, nel frattempo morì di fame.

4^ storiella……

Il merlo e la merla si sposano alla fine di gennaio, al paese della sposa, oltre il Po. Dovrebbero riattraversarlo per tornare nella loro casa, ma si è fatto tardi e si fermano per due giorni presso dei parenti. La temperatura si abbassa molto. Merlo è costretto ad attraversare il Po ghiacciato, ma muore. Merla piange ed il suo lamento si sente ancora lungo il Po, nelle notti di fine gennaio.

5^ storiella……

Secondo la tradizione popolare gli ultimi tre giorni di gennaio coincidono con i tre giorni più freddi dell’inverno.
Tanto che perfino la Merla, che un tempo aveva il piumaggio bianco, per riscaldarsi andò a ripararsi in un camino.
Il suo manto divenne grigio per la fuliggine e da allora rimase di tale colore.

Una versione ancora più triste racconta di una merla che, ingannata dal sole di gennaio, inizia a covare le sue uova. L’inverno non era però finito e riportò il gelo e la neve il 29, 30 e 31 del mese, provocando la rottura delle uova e la morte dei piccoli e anche della merla, affranta dal dolore.

Altre leggende sono invece ambientate lungo il Po. Si narra che la merla in realtà si trattasse di una ragazza che, amante del ballo e del divertimento coi suoi coetanei, si reca ad un ballo, che si svolge in un paese non lontano dal suo. Per arrivare a destinazione attraversa di corsa una lastra di ghiaccio che copriva il Po, ma questa si ruppe, non reggendo il peso della ragazza. Per tre giorni il suo corpo venne cercato dagli amici, ma il fiume non lo restituì più.

Un’altra rielaborazione racconta di un ragazzo e una ragazza che, per recarsi ad una festa, attraversarono il Po gelato, ma scivolarono nelle sue acque e scomparvero. Solo una merla vide l’accaduto e per tre giorni cinguettò, volando sui passanti, per cercare aiuto. Il terzo giorno (il 31 gennaio) il sole sciolse i ghiacci e il fiume restituì i cadaveri, attorno ai quali sbocciarono i fiori.

Si ritorna anche ad avere i merli come protagonisti nella leggenda che li vede sposi a fine gennaio, nel paese della sposa, che si trovava oltre il Po. Per tornare a casa avrebbero dovuto riattraversare il fiume, ma rimasero ospiti da parenti, mentre nel frattempo le temperature si abbassavano drasticamente. Il merlo attraversò il fiume ghiacciato, ma annegò a causa della rottura del ghiaccio. Saputa la notizia, la merla cominciò a piangere e, nelle fredde notti di fine gennaio, il suo lamento ancora si ode lungo il Po.

Tra le numerose interpretazioni, ne riportiamo altre due, di origine evangelica. Si narra che un servo di Erode rubò una merla e suoi piccolini, per prepararli con la polenta. Un merlo, nero come il carbone, prese una pagliuzza dalla culla di Gesù Bambino e la fece cadere sui suoi piccoli, che subito impararono a volare e così poterono scappare dalla loro prigionia. L’evento miracoloso fece sciogliere la neve e da allora, il 31 gennaio, le temperature ricominciarono a salire.

Un’altra leggenda vede come protagonista un soldato di Erode che gettò del fiele nella scodella del latte di Gesù Bambino. Una merla, che vide tutto, bevette il latte avvelenato e per tre giorni soffrì, finché, il 31 gennaio, lo stesso Gesù Bambino fece tornare un caldo sole che accelerò la guarigione della merla.

E un pò di storia

« “I giorni della Merla” in significato di giorni freddissimi. L’origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, nomato la Merla, s’aspettò l’occasione di questi giorni: ne’ quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giugnere all’altra riva. Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne’ quali passò sovra il fiume gelato

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Le Cipolle queste sconosciute …… Leggende o realtà ? http://blog.aeolia.com/le-cipolle-queste-sconosciute-leggende-o-realta/ http://blog.aeolia.com/le-cipolle-queste-sconosciute-leggende-o-realta/#comments Thu, 31 Jan 2013 00:49:42 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=3160 Nel 1919, quando l’influenza ha ucciso 40 milioni di persone c’era questo medico che ha visitato i molti agricoltori per vedere se poteva aiutarli a combattere l’influenza …Molti degli agricoltori e delle loro famiglie avevano contratto la malattia e molti morirono. Il medico venne presso un contadino e con sua grande sorpresa, constatò che tutti in famiglia erano molto sani. Quando il medico chiese cosa stesse facendo l’agricoltore perché in famiglia erano tutti sani, la moglie rispose che aveva messo una cipolla non sbucciata in un piatto nelle stanze della casa, (probabilmente solo due camere allora). Il dottore non riusciva a crederci e gli chiese se poteva avere una delle cipolle per esaminarla al microscopio . Il contadino diede al dottore una di quelle cipolle e, guardando al microscopio il medico trovò il virus dell’influenza nella cipolla, la quale aveva assorbito i virus mantenendo la famiglia sana. Ora, ho sentito quest’altra storia dal mio parrucchiere. Diversi anni fa, molti dei suoi dipendenti erano giù per avere preso l’influenza, e così molti dei suoi clienti. L’anno successivo ha disposto diverse ciotole con cipolle in giro nel suo negozio. Con sua sorpresa, nessuno del suo staff si è ammalato. Si deve lavorare. Provate e vedrete cosa succede. Lo abbiamo fatto l’anno scorso e non abbiamo mai avuto l’influenza. Ora ho mandato uno scritto ad un amico in Oregon, che collabora regolarmente con me mandandomi materiale sanitario. Lui mi ha risposto con questa esperienza più interessante sulle cipolle: Grazie per avermelo ricordato. Io non so la storia del contadino … ma, so che ho contratto la polmonite, e, manco a dirlo, sono stato molto male … Mi sono imbattuto in un articolo che diceva di tagliare entrambe le estremità di una cipolla, metterla in un barattolo vuoto e posizionare il vaso accanto al paziente malato di notte. Ha detto che la cipolla sarebbe diventata la mattina dopo nera di germi … di sicuro è successo proprio così … la cipolla era un disastro e ho io ho cominciato a stare meglio. Un’altra cosa che ho letto in questo articolo è che le cipolle e l’aglio disposti intorno alla stanza hanno salvato molti dalla peste nera, alcuni anni fa. Hanno potenti antibatterici, proprietà antisettiche. Adesso parliamo del perché, a volte, le cipolle fanno male. Un sacco di volte, quando abbiamo problemi di stomaco non sappiamo a cosa dare la colpa. Forse la colpa è della cipolla. Infatti le cipolle assorbendo i batteri sono così brave da impedirci di prendere raffreddori e influenze, ed è proprio questa la ragione per cui non si deve mangiare una cipolla dopo troppo tempo da che è stata tagliata, perché ha assorbito i batteri dannosi. Ho avuto il privilegio di un meraviglioso tour tra i prodotti alimentari Mullins, Makers di maionese. Ho posto delle domande sulle intossicazioni alimentari, e voglio condividere quello che ho imparato da un chimico. La nostra guida è un mago della chimica degli alimenti. Durante il tour, qualcuno gli ha chiesto se abbiamo davvero bisogno di preoccuparsi della maionese. Le persone sono sempre preoccupate che la maionese potesse guastarsi. La risposta vi sorprenderà. Egli ha detto che tutte le maionesi in commercio sono completamente sicure. “Le maionesi non hanno nemmeno bisogno di essere refrigerate anche se non c’è nulla di male a metterle in frigorifero.” Ha spiegato che il pH nella maionese si trova ad un punto che i batteri non possono sopravvivere in questo ambiente. Ha poi parlato del pic-nic estivo, con la ciotola di insalata di patate sul tavolo, e di come tutti accusano la maionese quando qualcuno si ammala. Egli afferma che, quando succede un’intossicazione alimentare, la prima cosa che i medici dobrebbero cercare è se le vittime abbiano mangiato cipolle, quando le hanno mangiato e se tali cipolle provengono da un’insalata con patate. Egli dice che non è la maionese ad aver procurato l’intossicazione, ma probabilmente le cipolle, e se non le cipolle affettate da troppo tempo , magari le patate. Ha spiegato che le cipolle sono un enorme magnete per i batteri, in particolare le cipolle cotte. Non si dovrebbe mai conservare una parte di una cipolla affettata , perché non è sicura nemmeno se la metti in un sacchetto a chiusura lampo e dentro al frigorifero. La cipolla e ‘già abbastanza contaminata solo per essere stata fuori per un po’ dopo essere stata tagliata, e può essere un pericolo per te (e doppiamente attenzione per chi le cipolle le mette in hotdog al parco di baseball!). La nostra guida dice ancora che se si prende la cipolla rimanente e la si cuoce molto, probabilmente è tutto bene, ma se metti nel panino una cipolla tagliata da tempo, sei in cerca di guai. Quando vai in panineria, non fare mettere cipolle nel panino. Sia le cipolle che le patate umide in una insalata di patate attireranno e faranno crescere i batteri più velocemente di qualsiasi maionese commerciale. Inoltre, i cani non devono mai mangiare cipolle. I loro stomaco non riesce a metabolizzare le cipolle. Si prega di ricordare che è pericoloso tagliare una cipolla e cercare di utilizzarla per cucinare il giorno dopo, diventa altamente tossica anche per una sola notte e crea batteri tossici che possono causare infezioni dello stomaco negativi a causa delle secrezioni biliari in eccesso e anche intossicazioni alimentari.

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A pranzo al Portego, Cittadella, Dicembre 2012 http://blog.aeolia.com/a-pranzo-al-portego-cittadella-dicembre-2012/ http://blog.aeolia.com/a-pranzo-al-portego-cittadella-dicembre-2012/#respond Tue, 08 Jan 2013 04:33:39 +0000 http://www.blog.aeolia.com/?p=3017 Via Pozzetto 122, 35013 Cittadella
Tel 049 9403383
http://www.osterialportego.it/

E’ sempre un piacere entrare in un bel locale, e dopo aver  pranzato, scoprire che chi è in cucina è un tuo collega dei Ristoratori Artigiani, il nostro è stato un pranzo veloce, mi è piaciuto molto come viene presentata la grigliata, una grande padella con la carte dove si incartava il formaggio, con le verdure, la carne e la polenta che rimangono in caldo fino alla fine

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